Editing

"Non c’è arte dove non c’è stile"

Oscar Wilde, Il critico come artista

Non tutti hanno bisogno di qualcuno che scriva al loro posto. Ma nessuno, neppure il narratore più esperto e grammaticalmente ferrato, può confezionare un prodotto impeccabile se al termine della stesura non si affida a un professionista per una rilettura attenta e per la correzione della bozza, in modo da eliminare refusi e imperfezioni e molto spesso per ricalibrare i contenuti e la loro disposizione.
Fare l’editor significa proprio questo: ricevere un testo altrui e rivederlo completamente, con quel distacco che consente di scovare gli errori (di grammatica, di forma, di logica se non addirittura di verità) ma anche – anzi soprattutto – di comprendere se e dove lo scritto perda di efficacia rispetto allo scopo che vuole ottenere, suggerendo i cambiamenti necessari. In un quarto di secolo passato a scrivere, posso assicurare che la maggior parte degli errori che ho commesso non si riferivano a cose che ignoravo o a distrazioni, bensì a cose che letteralmente non vedevo. Perché la mente di chi rivede un proprio scritto anticipa la lettura e spesso corregge automaticamente le imprecisioni: si percepisce quello che si crede di avere scritto e non quello che si è messo effettivamente nero su bianco. Lo sguardo esterno, quello appunto dell’editor, agisce invece senza vizio e scova le trappole. Oppure percepisce le incongruenze, così come i fattori che generano noia o confusione. Si tratta di molto di più di una prova di qualità, assomiglia semmai a una valorizzazione del potenziale inespresso.